EUROPEAN LANDSCAPE: UN EUROPA CHE DEVE RITROVARSI UNITA.
“Se ognuno di noi riuscisse a mettere da parte le sue convinzioni per cercare di comprendere il perché del punto di vista dell’altro, probabilmente oggi riusciremmo a trovare quel punto di Unione che in questo momento ci manca ma di cui abbiamo bisogno”
Una decina di giorni fa abbiamo organizzato insieme a mia moglie Orietta un evento Go To Meeting che ci ha permesso di dialogare con tanti amici sparsi per l’Europa: Gigi Riva, Scrittore e Giornalista de L’Espresso e Repubblica, Sonja Müller storica dell’arte, Claudia Galli responsabile editoriale della Maggioli Editore, Marina Lalovic giornalista di Radio3 Mondo, Vanna Murgia ingegnere, Salvatore Vasta Avvocato, Fabio Fiori scrittore e marinaio e Valentina Pezzaglia insegnante d’arte. Lo spunto iniziale è arrivato dalla trasmissione “Uomini e Profeti” su Radio 3 e dal discorso che Winston Churchill tenne nel 1946 sugli Stati Uniti d’Europa, ritornato improvvisamente attuale. Un tweet di Nicola Lagioia: “L’Europa moderna è nata nel segno della solidarietà, ucciderla a colpi di egoismi, quelli delle cancellerie, è un crimine che la Storia non perdonerà” ha dato il via al dibattito. E’ importante parlare di Europa tra persone che vivono in diversi contesti come noi. Da questo confronto abbiamo scoperto ed analizzato numerose differenze che non avevamo considerato, come la discrepanza tra la visione del lavoro e del sacrificio di chi risiede oltralpe e di chi nel sud dell’Europa. Un altro spunto interessante è arrivato da Gigi Riva che, citando Robert Putnam, ha spiegato come l’Italia possa considerarsi divisa in tre diverse “fazioni”: Il Nord Lombardo – Veneto con un’etica lavorativa quasi calvinista; il Centro più legato alla rete sociale e solidale senza abbandonare l’attaccamento al capitalismo, e il Sud che si ritiene caratterizzato da un capitalismo amorale e familista dove l’individualismo e il proprio interesse prevale nella scelta di ogni azione. Da “Uomini e Profeti”, il legame tra capitalismo e religione potrebbe “giustificare” il diverso rapporto che Tedeschi e Italiani hanno con il “debito”. Orietta ricorda che “Schuld”, in tedesco, ha una strana ambivalenza. Questa parola significa sia colpa sia debito e non a caso la Costituzione tedesca vieta la contrazione di debiti personali. Infatti, dall’intervento di Sonja, una nostra amica di Francoforte, è emerso come il senso di colpa verso i crimini della storia continui a influenzare i tedeschi. Anche nell’architettura questo senso di colpa emerge nell’estetica degli edifici; sono perfetti nei materiali ma spesso mediocri nell’estetica, senza quell’estro e quella maestosità che, ad esempio, si ritrova nell’architettura francese. Differiamo dai tedeschi anche nel valore e nel significato che diamo al talento. Mentre in Italia viene visto come un dono innato, al nord Europa diventa qualcosa che si costruisce, forse anche per la cultura calvinista che li impregna e influenza. La cultura mitteleuropea è quella del fare, dell’efficienza che genera ricchezza, per cui se sei ricco a nord sei meritevole, mentre al Sud sei ricco per “divina provvidenza”. Vanna invece sottolinea che pur vivendo in una regione del Sud, la Sardegna, il suo rapporto con il lavoro e con il concetto di merito si avvicina molto di più a quello calvinista, tipico del Nord, dove vige il rigore verso se stessi e possibilismo verso gli altri, riuscendo a contemplare, a vedere e accettare le diversità e i bisogni altrui. Sonja stessa, da tedesca, con incursioni italiane, ci spiega che spesso i tedeschi intendendo l’Italia come uno stato popolato da persone che hanno la capacità solo di contrarre debiti e senza propensione al sacrificio, dimenticando che la stessa Europa ha cancellato le colpe dei tedeschi nella ricostruzione post seconda guerra mondiale a favore dell’unità europea. “Invocare l’Europa quando si è con l’acqua alla gola, senza aver fatto nulla per costruire questa fratellanza quando le cose andavano meglio, è inutile oltre che imbarazzante” dice Fabio e continua: “da italiano vivo con disagio questo piagnisteo e questo falso patriottismo fatto di bandiere appese ai balconi, che credo ci porterà solo fuori strada”. Infatti, considerare l’Europa come un volto unico è forse illusorio: “Tutti gli europeismi sono un po’ ipocriti” afferma Marina che, con la sua origine balcanica aggiunge un ulteriore punto di vista a questo poliedrico quadro. “I Balcani sono un’altra Europa, come il Nord è una Europa diversa dal Sud per questo non dimenticherei le suddivisioni tra Est e Ovest. Si deve quindi richiedere uno sforzo collettivo di comprensione verso l’altro che possa portare effettivamente ad una coscienza della situazione attuale e di una comprensione dei passi futuri che sono da intraprendere, nel rispetto delle diversità e alla ricerca di un bene comune.
Ci piace chiudere con il pensiero della nostra amica Vanna: “ognuno di noi deve impegnarsi per dare il meglio di sé con onestà individuale. Essere rigidi verso gli altri è un atteggiamento che non porta a nessun risultato. Dobbiamo essere caritatevoli verso gli altri e rigidi con noi stessi. Se tutti applicassimo questo concetto, la società stessa sarebbe migliore”.